Tragedia della diga del Vajont: tra responsabilità umane e impeto della Natura, il disastro di un popolo spazzato via dalla dirompente e incontenibile forza dell’acqua.
Vajont, Erto e Casso, Longarone: paura. Quando si arriva sulla diga del Vajont, salendo dallo stradone appena girata la grande curva, quello che attanaglia subito l’animo è l’imponente maestosità di un’opera gigantesca e perfetta, sotto la quale risuonano con campane mai mute e stridenti, le grida di disperata impotenza di tutte le persone che sotto quelle acque hanno lasciato per sempre la vita. Brividi di terrore percorrono la schiena mentre il respiro si blocca attonito, la parola giace ammutolita e gli occhi si perdono nel vuoto, guardando in basso al luogo del disastro. Una delle più forti e indimenticabili tragedie della storia del popolo Friulano.
Diga del Vajont: la tragedia annunciata
Costruita in appena 4 anni, dal 1957 al 1960, la Diga del Vajont fu progettata dall’ingegner Carlo Semenza dopo lunghi anni di studio. E’ la diga più alta d’Italia e tra le più alte del mondo. Il sedime della diga si trova nel comune di Erto e Casso in una vallata lungo la quale scorre il torrente Vajont, da cui la diga trae il suo nome.
Un nome tristemente famoso per la tragedia che colpì i paesi di Erto e Casso (in provincia di Pordenone) e di Longarone (al confine della provincia di Belluno) alle ore 22.39 del 9 ottobre del 1963, quando una frana si staccò dal Monte Toc precipitando rovinosamente nel bacino della diga, facendolo traboccare fragorosamente e in maniera disastrosa per il paese che si trovava appena sotto di essa.
Le vittime accertate furono circa 2000, tra le quali 487 bambini e ragazzi di età inferiore ad appena 15 anni. Un’intera generazione spazzata via dalla furia incontenibile dell’acqua: furono distrutte completamente le borgate di Fraseign, Spesse, Pineda, Prada, Marzana e San Martino e parte di Erto e Casso, fu allagata la valle di Longarone, furono colpite le frazioni di Rivalta, Pirago, Faè, Villanova, e poi i comuni di Castellavazzo e di Codissago.
Le cause del disastro sono da attribuirsi al riempimento dell’invaso della diga a causa del violento distacco della frana dal Monte Toc, che precipitando nell’invaso, causò l’onda anomala che superò la quota di regime della diga, tracimando oltre il coronamento della diga. L’onda feroce, dunque, si scagliò verso la valle del Piave sul paese di Longarone, e la sua onda di riflusso ritornò indietro verso il lago.
Varie furono le verifiche effettuate in loco, che portarono alla luce come le sollecitazioni a cui la diga fu sottoposta durante l’incidente furono 10 volte superiori rispetto a quelle di normale esercizio, a dimostrazione dell’estrema professionalità con cui la grande opera fu progettata e realizzata. La diga del Vajont, infatti, resse l’impatto. Se la diga avesse ceduto, le conseguenze sarebbero state addirittura più gravi.
Una tragedia che richiama alla mente di alcuni il recente disastro del crollo del ponte di Genova: altra opera ineccepibile dell’ingegno umano caduta sotto il peso di cause ancora ignote e che difficilmente troveranno soluzioni in tempi brevi.
Longarone, Erto e Casso: il toccante racconto delle guide turistiche
Visitare oggi il luogo della tragedia è possibile, così come rivivere i momenti concitati di quella notte che rimane impressa nell’immaginario di coloro che, per un caso fortuito, riuscirono a salvarsi. L’emozione colpisce il cuore e qualche lacrima scende dagli occhi dei più sensibili grazie alla incredibile capacità delle guide turistiche di riportare alla memoria quei momenti buii, tragici e dirompenti di vita vissuta.
La diga del Vajont rappresenta oggi più che mai un punto di interesse storico e geografico, di approfondimento tecnico e idrogeologico, oltre che un luogo della memoria. Tanti sono i turisti che si recano qui per ripercorrere quei momenti da un punto di vista emozionale così come tanti sono i gruppi di studenti di facoltà scientifiche (Ingegneria, Scienze della Terra, etc…) che visitano il luogo per rendersi conto in prima persona di opere eccellenti dell’intelletto umano così come dell’ineluttabilità delle leggi della natura.
Turismo nell’area del Vajont
Le guide turistiche del Vajont che conducono i turisti nella camminata sull’immenso distacco del Monte Tóc sono preparate su tutti i fronti, per soddisfare ogni tipo di domanda relativa ad una tragedia indimenticabile.
Se desideri avere maggiori informazioni sull’area del Vajont, che si trova nella zona geografica del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave, Patrimonio naturale UNESCO, troverai tutto quello che ti occorre sul sito Friuli Vimado, il portale dedicato al Friuli e al turismo in Friuli.
Per esempio, ti consiglio di organizzare la tua visita in quest’area unendo una visita guidata alla diga con una visita alle Dolomiti Friulane e qualche momento dedicato allo sport: ciclismo, arrampicata ed escursionismo sono le attività di spicco di un territorio ideale per gli amanti della montagna incontaminata e poco battuta dal turismo di massa.