Parlare di ecologia post mortem può suonare strano, tuttavia si tratta di uno degli ultimi trend che riguardano la consuetudine di dare sepoltura ai propri cari. Sì perché c’è chi vuole essere coerente fino infondo e decide quindi, anche dopo la morte, di continuare a rispettare l’ambiente. Ma com’è che una salma in un cofano funerario possa inquinare? Bene, innanzi tutto il corpo stesso durante il processo di decomposizione impatta sull’ambiente, ma sono soprattutto le bare a inquinare. Sono le vernici, i materiali collanti e i trattamenti eseguiti sul legno a produrre l’inquinamento maggiore.
E allora via, si corre ai ripari e si opta per un funerale ecosostenibile. Questo consiste nell’utilizzare solo materiali biodegradabili come leganti naturali e bare di bambù, vimini, pino ecc, che rilasciano una minore quantità di sostanze inquinanti nel terreno. Ma se questo è il trend, non lo è ancora per l’Italia dove queste soluzioni, già una realtà di fatto in Spagna e negli Stati Uniti, non sono ancora consentite. Sono invece già state adottare altre soluzioni, come la cremazione e urna bios Maranello, una scelta etica ed ecologica.
In poche parole si tratta di un modo non solo ecologico per far riposare il proprio caro defunto, ma anche un modo originale e romantico per ricordarlo. Ma cos’è un’urna bios? Sostanzialmente è un’urna divisa in due scompartimenti, in uno si trova del terriccio con dei semi, nell’altro le ceneri della salma cremata. Le due unità vengono unite e poi seppellite a una profondità congrua. Ecco che dall’urna spunteranno le prime radici che diventeranno poi un albero che ricorderà il defunto. Questa è una nuova possibilità che però può essere attuata solamente in caso di cremazione. L’urna può essere piantata, per fare un esempio, anche nel giardino di casa. Ovviamente, al di là della simbologia affettiva, ci si deve ricordare che si tratta di una pianta e che quindi come tale va piantata nel periodo più consono alla sua specie e curata.
Ecologico e decisamente economico.